La rada che pettinai infinite volte, negli anni del windsurf, ha ospitato Senza Parole in una notte tranquilla, fresca e immobile. L’isoletta che occupa la propaggine sud est della famosa doppia rada di Porto Pollo protegge da ogni vento. Ha un però un fondale davvero incredibile, a riva ci sono due metri scarsi, che però piombano a 12-13 di colpo, con una parete sommersa che non ti aspetteresti in una semi-laguna come questa. Di ancorare sui 2 non mi fido, che non c’è giro, e quindi mi arrendo ai 12-13, che si rilevano di ottima fanga nera. La cosa assume un rilievo tanto più spettrale se si considera che il fondo non è proprio chiaro, un po’ perché era nuvolo, un po’ perché sera, sopratutto perché fanga. Tutto ciò ci concilia agevole nottata, e mattinata parimenti pigra, finché, per motivi inspiegabili, la parte femminile del mio equipaggio comincia a sobbollire. La parola “porto”, come un genio liberato dalla lampada, risuona da ieri di barca in barca, e alla fine la malattia contagia prima Tiger e poi subito me. La Maddalena. Che si fa presto a dire “Porto”, veniamo rimbalzati da Cala Gavetta, Mangiavolpe e Camiciotto come un sol boccone, e sono le 13… Ci accoglie Marina del Ponte, che sta un po’ più vicino a Caprera che a Maddalena, per dire. E che ha tutto per dirsi porto, tranne il porto, cioè un molo di sopra flutto. Fa Senza Parole, da molo per tutti, ultima barca del pontile, alla mercé della risacca d’ogni fregnone che passa sotto al ponte col motoscafo.
Ci trasferiamo armi e pupi da Tiger per pranzo, poi il pomeriggio scorre in baby sitting di bimbi e barca, assetata di acqua e corrente. A sera prendiamo un economico taxi – euri diciassette, per 3 km di corsa al paese. Qui inciampo casualmente in alcuni bar che trasmettono una competizione sportiva, mi pare calcio e mi siedo per pura curiosità turistica.